L’eredità e il patrimonio della Regina Elisabetta: dinastia di Windsor un po’ italiana

Come in tutte le normali famiglie, anche quelle reali con la morte della Regina Elisabetta emergono non solo questioni, per così dire, di successione al trono ma anche di successione nel patrimonio.

Esiste una speciale clausola fiscale per i monarchi inglesi riguardante la tassa di successione sul patrimonio ereditato, così per Elisabetta II: Regina del Regno Unito, dell’Irlanda del Nord e di tutti gli altri Stati federati nel c.d. Commonwealth, che morta all’età di 96 anni, non solo è stata uno dei monarchi più apprezzati di sempre ma anche il sovrano più longevo della storia UK. Queen Elizabeth ha abitato, in qualità di regina, Buckingham Palace per oltre 70 anni.

Sicuramente più complessa, invece, appare la questione che involge il profilo del passaggio generazionale del patrimonio appartenuto alla Regina. Saranno sicuramente molti, e molto complessi, i risvolti da affrontare dal punto di vista successorio.

Quando si tratta di fortune così vaste è sempre difficile individuare cifre precise. È, infatti, mero esercizio di pensiero illusorio tentare di quantificare il patrimonio realmente detenuto dalla Regina Elisabetta in vita. Inoltre, come è noto, la famiglia reale non è tenuta a rivelare l’ammontare della sua ricchezza. Per queste ragioni, pertanto, occorre accontentarsi di stime.

Secondo alcuni commentatori, la Regina vanterebbe un patrimonio di nove zero di dollari, non sono di immobili (“Crown Estate”, Buckingham Palace, il Ducato di Cornovaglia, il Ducato di Lancaster, Kensington Palace e le innumerevoli proprietà della Corona di Scozia), ma da investimenti in arte, collezioni, gioielli, cavalli. Così come le entrate trovano sostanziosa redditività e continuità.

Ma come verrà trattato questo patrimonio della dinastia dei Windsor in termini di imposte sulla successione?

Esiste una speciale clausola fiscale che solleva i monarchi inglesi da qualsivoglia tassa di successione in relazione al patrimonio ereditato.

Così come alla Regina è fatto divieto di vendere i beni della corona per tramutarli in patrimonio meramente personale (ricchezza privata) così, all’opposto, è previsto che il passaggio di questi beni da un Re ad un altro, al momento della morte, non debba scontare alcuna imposta di successione.

È bene specificare, tuttavia, che è esente da imposta solo il patrimonio che passa da un Re ad un altro (in questo caso dalla Regina Elisabetta al Re Carlo); diversamente ogni lascito o donazione indirizzata dalla Regina ad altri parenti sarà tassato scontando le normali aliquote.

Per tale ragione, così come la Regina Elisabetta non è stata sottoposta ad alcuna tassa ereditando il patrimonio della madre, così Carlo, il nuovo Re, non sarà sottoposto ad alcun obbligo di pagare l’imposta di successione: se si considera che ben l’1,4% dei terreni in Inghilterra è di proprietà della Corona e che l’ordinamento inglese, quando il valore di un patrimonio supera le 325 mila sterline, prevede un’aliquota del 40%, è evidente che per il predestinato Re Carlo III è un notevole risparmio di imposta.

Anche i contribuenti italiani si possono sentire un pò reali, oppure la dinastia di Windsor un po’ italiani, perché in comune abbiamo l’esenzione dell’imposta di successione.

Lo Studio Gazzani, commercialista a Verona Milano Bovolone Isola della Scala è esperto in valorizzazione e protezione dei patrimoni familiari.

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