2017, l’anno della #reflazione che ritorna dopo 57 anni – Prospettive per il 2017 – Studio Gazzani
I dati definitivi dell’Istat confermano che nel 2016, i prezzi al consumo hanno registrato una variazione negativa (-0,1%) come media d’anno.
“E’ dal 1959, quando la flessione fu pari a -0,4%, che non accadeva”, spiega l’istituto di statistica.
A dicembre 2016, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,5% nei confronti di dicembre 2015. Lo comunica l’Istat confermando la stima preliminare. Il tasso di inflazione nell’ultimo mese dell’anno è risultato così il maggiore da due anni e mezzo a partire da maggio del 2014 (quando era stato sempre dello 0,5%), ma si è rivelato insufficiente a risollevare il risultato dell’intero 2016, che ha chiuso in deflazione per la prima volta da 57 anni. Anche rispetto a novembre 2016 l’indice dei prezzi è cresciuto dello 0,4%.
Un modesto aumento delle aspettative d’inflazione e migliori prospettive per la crescita degli utili societari, unitamente a uno spostamento dallo stimolo monetario allo stimolo fiscale saranno probabilmente importanti temi d’investimento nel 2017. In altre parole, si profila una #reflazione.
Nel valutare le prospettive per l’economia mondiale e i mercati finanziari non si può però escludere l’impatto delle continue ricadute dovute alla Brexit e alle decisioni dell’amministrazione Trump.
Secondo l’opinione prevalente lo scenario principale per il 2017 prevede una risalita dell’inflazione causata dalla crescita economica, anche se ancora sostenuta dalle nuove pressioni sui prezzi alla produzione. Unitamente alla reflazione, sono da aggiungere altri tre importanti temi macro:
Primo, il passaggio dallo stimolo monetario allo stimolo fiscale, in particolare negli Stati Uniti.
Secondo, il ritorno della crescita degli utili societari, dopo quattro anni di delusioni.
Terzo, il perdurare di una grande incertezza politica, specialmente riguardo alle decisioni della nuova amministrazione Trump, e gli electron-days in Europa, dove le visioni anti-Europa hanno una voce diversa, anche se non dovrebbero però salire al governo in nessun paese europeo.
Questi scenari conducono ad alcune considerazioni da valutare.
La reflazione favorisce le azioni. La maggiore crescita del PIL nominale dovrebbe supportare la crescita degli utili societari. Questo favorirà indubbiamente le azioni rispetto alle obbligazioni.
Il dollaro probabilmente sarà ancora vincente. Sono previsti aumenti dei tassi da parte della Fed nel 2017. Con l’Europa e il Giappone ancora in fase di allentamento e lo yuan e le monete dei mercati emergenti che continuano a indebolirsi, l’USD dovrebbe confermarsi come la divisa con le migliori performance tra le principali monete.
Una andamento sovraperformance dei titoli value. Nel segmento azionario, i reflationary trade potrebbero portare a una ulteriore sovraperformance dei titoli value e ciclici, dopo il grande cambiamento di leadership sui mercati azionari da luglio.
I titoli di Stato saranno sotto pressione. La risalita dei tassi a lungo termine probabilmente significa la fine della fase rialzista trentacinquennale per i titoli di Stato. I rendimenti attesi nominali sui titoli di Stato rifugio nel 2017 sono in effetti negativi.
Attenzione ai mercati emergenti. L’anno della #reflazione – che per l’Italia è un ritorno al 1959 – pone meno interesse a scommettere sui mercati emergenti tramite i mercati sviluppati, dato che i mercati emergenti sono ancora esposti al rallentamento della Cina, al rialzo dei tassi negli Stati Uniti e alle potenziali decisioni protezionistiche di Trump.
Grazie dell’attenzione
Massimo Gazzani - author
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